A Veronetta nei pressi di piazza Isolo esiste via ponte Pignolo, ma passandoci ci si chiede dove sia il ponte… ebbene è sottoterra! E l’Isolo? Anche lui ha fatto la stessa fine… interrato. Ma andiamo a ripercorrere questa interessante storia.
Secondo alcuni studi l’Adige, prima dell’epoca romana, aveva l’alveo principale nella curva dell’attuale Interrato dell’Acqua Morta e in seguito ad alluvioni, come quella potente del 589 d.C., cambiò il suo corso prendendo l’ansa attuale formando così pian piano un isolotto di ghiaia e sedimenti.
Nei primi del Mille si stabilirono in quest’area disabitata zatterieri e negozianti di legname e iniziò l’urbanizzazione di quella che diventerà poi il fulcro di attività artigianali della città. Si stabilirono qui tintorie, concerie di pelli, segherie, opifici che sfruttavano l’energia idraulica delle acque dell’Adige attraverso vari mulini… in pratica una ZAI ante litteram, oltre che svariate osterie, locande, fondaci, stalle e magazzini.
La zona era composta da due isole: una maggiore, chiamata di San Tomaso, e una minore che corrispondeva all’attuale piazza Isolo. L’Isolo di San Tomaso, per la presenza dell’omonima chiesa, era diviso a sua volta nell’Isolo di Sopra con la chiesa di Santa Maria Rocca Maggiore e nell’ Isolo di Sotto con San Tomaso Cantuariense. Dalle Regaste Redentore, il filare di pali conficcati nell’alveo che convogliava le acque del fiume, si dipartivano a sinistra il principale “Canal de l’Acqua Morta” denominato così per il suo lento fluire dell’acqua che spesso ristagnava, e a destra il secondario “Canal de le Seghe de San Tomaso”, corrispondente all’omonima via dove erano presenti le segherie.
In cima all’Isolo si trovava Ponte Pignolo, diviso in due tronchi per scavalcare i due canali, con in mezzo casa Wallner e una fornace di mattoni. Pignolo deriva da “peagnól”, pedagno o pedagnolo in legno, documentato dal ‘300 presso “piagnolum”, era una semplice passerella in legno, ricostruita in pietra nel 1484. All’incrocio tra via ponte Pignolo e l’Acqua Morta si trovava una dogana per le merci soppressa nel 1790, mentre un’osteria Ponte Pignol era presente a metà ‘700. Non abbiamo molte raffigurazioni di come poteva apparire il ponte, però grazie ai lavori per realizzare le opere idrauliche – eseguiti nel 2021 – per gli annosi allagamenti, è stata rinvenuta l’arcata poco sotto il manto stradale.
C’era inoltre un ponticello che univa l’Isolo Minore alla piazzetta di Santa Maria in Organo visibile in alcune stampe, e un ultimo ponte chiamato dell’Acqua Morta o di San Vitale, all’incrocio con l’attuale via Carducci, un tempo via San Vitale per la chiesa scomparsa che si trovava poco più avanti. A questo ponte, di cui rimangono poche rappresentazioni confluiva il Canale delle Seghe. Infine il Canale proseguiva fino a ricongiungersi all’Adige passando sotto la quarta arcata di ponte Navi che si trovava dove oggi c’è l’incrocio con via San Paolo. Interessante il fatto che quando l’Adige è basso, affacciandosi da ponte Navi, si vedono le fondamenta della “pontara” una strada che innestandosi tra la terza e la quarta arcata del ponte permetteva di raggiungere l’Isolo Maggiore e che corrisponde all’attuale rettilineo di stradone San Tomaso.
Come Roma ha l’isola Tiberina o Parigi le sue isole lungo la Senna anche Verona vantava di avere due isole fulcro di una fervente attività commerciale fluviale durata per secoli. Con l’interramento dell’Isolo tra 1889 al 1895, a seguito della disastrosa alluvione del 1882, e le centinaia di demolizioni per la costruzione dei muraglioni, Giuseppe Biadego, letterato veronese, descrisse il fatto come la trasformazione più significativa che abbia avuto la città, “una scomparsa nel suo carattere unitario e caratteristico nel tessuto urbano”.
Il Novecento ha visto nascere in piazza Isolo il mercato ortofrutticolo, poi l’autostazione dei pullman. Con la dismissione di quest’ultima, dopo anni di oblio, nel 2001 la riqualificazione ha portato il parcheggio interrato e la pavimentazione in pietra della Lessinia. Sebbene questo nuovo volto della piazza possa apparire anonimo, tra il bianco della pietra e le code infinite che attanagliano perennemente l’Interrato dell’Acqua Morta, l’Isolo rimane il fulcro di questa zona della città storica dove poter respirare ancora quell’aria di quotidianità che magari non si trova quasi più in altre piazze ben più famose del centro.
Testo, disegno e Foto di: Marco Bertazzoli per Storie di Verona e progetto I.L.I.E.
BIBLIOGRAFIA:
P. Brugnoli, Le strade di Verona, Newton & Compton Editori, 1999
N. Cenni, La Verona di ieri, Industria Grafica Moderna s.p.a., 1973
G. Rapelli, Prontuario Toponomastico del comune di Verona, Edizioni La Grafica, 1996