Immaginate di trovarvi nel XIX Secolo a Verona, sulla sommità del colle di San Pietro – quello da dove partì il primo insediamento urbano e dove oggi è situato il castello omonimo, divenuto nel tempo una fortificazione austriaca. – e guardare la città dall’alto. Ecco, l’avreste vista diversa da come oggi si presenta, con il suo fiume che si dirama in un altro piccolo braccio, che scorre in mezzo tra un isolotto e la riva opposta. Avreste percepito, seppur da così distante, un fiume vivo, vitale, interconnesso con la città e i suoi abitanti.

Infatti il fiume era per molti veronesi fonte di vita, ma soprattutto di lavoro. Qui vi erano ormeggiati piccoli mulini dediti alla produzione di energia per le piccole industrie esistenti. Lungo le sponde dell’Adige vi erano segherie, laboratori tessili e della lavorazione della lana. Vi erano inoltre punti di approdo per il carico e lo scarico delle merci come il legname che non doveva entrare dentro il centro della città, per ragioni di sicurezza; via fiume arrivavano anche le mercanzie più pregiate come il sale, il vino, la biada, il ferro, le pelli, l’olio e le spezie, destinate ai mercanti di piazza delle Erbe.

Dall’alto avreste visto stupendi palazzi antichi che purtroppo oggi non esistono più, ma che hanno lasciato un importante segno nella storia della città. Ma perché quel rapporto unico e secolare tra la città, i suoi abitanti e il fiume cessò? Perché alcuni palazzi non esistono più? E che fine ha fatto quell’isolotto che non vediamo nelle vedute fotografiche odierne?

Come già anticipato nell’articolo “L’Isolo che non c’è” e in altri articoli de “I ponti raccontano Verona” , tutto ebbe inizio nel mese di settembre del 1882, quando l’Adige esondò e Verona finì con l’essere messa in ginocchio. Ma come andarono davvero le cose? Procediamo con ordine.

Il tratto finale di quell’estate del 1882, dal punto di vista meteorologico fu alquanto bizzarro: infatti una neve precoce era caduta su monti del Trentino, ma l’aria calda dei giorni seguenti la fece sciogliere, andando ad aumentare la portata degli affluenti dell’Adige. Successivamente avvennero delle forti ed intense piogge, che si protrassero per giorni e non fecero altro che peggiorare la situazione, tanto che si ruppero gli argini in Valdadige, ma ciò non bastò a salvare Verona dalla catastrofe.

Così giovedì 14 settembre la situazione in città era critica: il fiume era al livello di guardia, tanto da far togliere il sonno a Giulio Camuzzoni, il sindaco dell’epoca.

Il 15 settembre il fiume esondò e invase le vie cittadine, facendo crollare alcune case a Veronetta. A causa di quei crolli morirono una donna con i suoi figli.

I soldati, gli operai e i volontari, cercarono di realizzare delle opere per rinforzare gli argini, ma quei disperati tentativi non furono sufficienti: il 16 settembre in zona Cadrega, Porta Vittoria e San Tomaso si registrarono degli allagamenti, mentre in alcune zone della città abbastanza sicure, vennero messi in piedi dei rifugi per accogliere gli sfollati , mentre crollavano altri edifici, sotto la pressione dell’acqua.

Il 17 settembre un mulino, ormai alla deriva, andò a sbattere violentemente contro un pilone di ponte Nuovo, facendolo crollare. Nei quartieri della Bistranova e dell’Isolo, quel giorno si verificarono ulteriori crolli e ancora dei morti, per tanto si procedette a far evacuare quelle zone. Ponte Aleardi, ritenuto poco sicuro, fu chiuso al traffico, mentre l’acqua raggiunse piazza Bra e la celebre Arena. All’interno dell’anfiteatro romano l’acqua aveva raggiunto l’altezza del quinto gradino sopra il podio. I soccorsi non poterono arrivare nel centro della città in quanto l’acqua aveva raggiunto gli archi di porta Borsari. Verona era in ginocchio e sembrava un incubo dal quale pareva davvero impossibile uscirne.

– Fine prima parte –

Testo di: Michele Tonin per progetto I.L.I.E. e Storie di Verona

Foto di: Marco Bertazzoli per progetto I.L.I.E. e Storie di Verona

BIBLIOGRAFIA:

P. Brugnoli, Le strade di Verona, Newton & Compton Editori, 1999

M. Patuzzo, L’Adige Verona e i suoi ponti, Gianni Bussinelli Editore, 2015

SITOGRAFIA:

L’inondazione del 1882 e la costruzione dei muraglioni (in formato pdf) UNIVR –
www.corsi.univr.it