Era una giornata in cui il cielo minacciava di volgere al peggio, tanto erano nere le nuvole. Nonostante ciò ero deciso a non rinunciare all’appuntamento che da tempo avevo fissato per intervistare il lupatotino Marco Pomari, autore, attore e regista teatrale, ma anche insegnante di teatro, fondatore e direttore della scuola di teatro Altri posti in Piedi. Con Marco noi di Progetto I.L.I.E avevamo avuto il piacere di collaborare nel lontano 2013, quando scrisse il monologo “UN GIORNO DI DIFFERENZA” che presentò alla serata Vajont in cui erano presenti i sopravvissuti.

Il motivo dell’intervista è che da qualche mese, dopo i lunghi e duri mesi di emergenza Covid, Marco e tutto il suo staff si sono lanciati in una nuova e interessante avventura che sa di speranza e di voglia di respirare un’aria nuova: la Corte dell’Astra, un progetto che vuole essere sia uno spazio teatrale sia un luogo di incontro aperto a tutti i cittadini di San Giovanni Lupatoto e non solo, che senza la pandemia non avrebbe mai visto la luce.

Com’è nata l’idea di Corte dell’Astra?

È un desiderio che avevamo da un po’, quello di avere una corte e una cascina da ristrutturare, dove poter fare gli spettacoli sia in estate sia in inverno. Un desiderio difficile da realizzare sia dal punto di vista pratico sia dal punto di vista economico. Questo desiderio era distante, prima della pandemia. Poi l’anno scorso, quando a maggio ci hanno riaperto le porte di casa, ci siamo guardati in faccia e ci siamo posti il problema: “cosa facciamo?” Subito sono state fatte mille idee: facciamo un documentario su come si fa uno spettacolo; facciamo uno spettacolo nuovo; facciamo sette spettacoli nuovi; facciamo, facciamo, facciamo… c’era molta voglia di riprendere. Poi, quando stavamo per andare via, abbiamo aperto la porta e abbiamo visto il giardino che c’era qua fuori: un giardino con un po’ di verde, muschio e alberi altissimi e tutto incolto. Da sempre noi lo usavamo per parcheggiare il nostro furgone e ci siamo detti: “la corte è già qua che ci guarda, solo che non l’avevamo mi vista”. Da lì è partito il sogno, il desiderio e il progetto ha iniziato a prendere forma nel nostro pensiero. Così ci siamo messi a risistemare il giardino e grazie alla pandemia il Ministero ha fatto il bando “Educare” e con quei fondi siamo riusciti e fare sia i corsi di quest’anno sia a risistemare la Corte.

Com’è proceduta l’opera di risistemazione?

Dal novembre 2020 abbiamo cominciato a lavorare per risistemare la corte con tutti i volontari, i quali hanno sfidato le zona rossa pur di venire a darci una mano, sporcandosi e faticando, grattando le assi che ci sono là fuori. I ragazzi avevano voglia di uscire, di socializzare e di darci una mano, con mascherine e rispettando i distanziamenti sono venuti qui a faticare. Tutto ciò grazie alla pandemia.

Grazie alla pandemia?

Sì, perché grazie a questo periodo, in cui tutto si è fermato, abbiamo potuto fare tutto questo.

Poi è arrivato il giorno dell’inaugurazione…

Più si avvicinava il momento dell’inaugurazione, più la tensione cresceva. Il giorno in cui abbiamo inaugurato la Corte, dopo mesi di bel tempo, ha piovuto! Ma non ci siamo abbattuti, tanto che la sera seguente, con il primo spettacolo “I meravigliosi viaggi di Gulliver”, abbiamo avuto presenti le autorità cittadine e ben 130 spettatori!

Il nome “La Corte dell’Astra” richiama il nome del vicino Cinema-Teatro.

Sì, questo è il naturale prolungamento del cinema-teatro. Il cancello è sempre aperto e talvolta qualche signore anziano entra e ci racconta gli aneddoti legati a questo luogo. Ci hanno raccontato che qui, un tempo, si facevano le proiezioni all’aperto, proprio come facciamo noi oggi, quindi è un cerchio che si sta chiudendo per incominciare un nuovo ciclo.

Quindi questo è stato un periodo ricco di cose?

Sì, questa pandemia ha scatenato tantissime belle cose che ha portato un’esplosione di energia nei bambini, nei ragazzi e negli adulti: tutti hanno dato il massimo.

È un po’ come se la pandemia vi avesse dato la possibilità di vedere cose che avevate con un’ottica nuova.

Decisamente. Perché ci ha costretti a fermarci. Ci siamo accorti che guardando dentro di noi c’è tanta bellezza e che c’è tanto da fare. E abbiamo visto che c’è della bellezza, nascosta dalle mascherine, che vuole uscire; la bellezza dello stare insieme di cui siamo stati privati; la bellezza di tornare sul palcoscenico, dopo aver fatto il tampone; la bellezza di mettere a posto questo luogo per la bellezza di starci.

Siete contigui ad un ambiente parrocchiale: come influisce nel vostro progetto questa vicinanza?

Molti pensano che una cosa parrocchiale sia una cosa fatta male, invece no. Devo ringraziare don Mauro che ha subito creduto nel progetto, perché voglio sfatare il mito che perché una cosa è parrocchiale è fatta male, anzi.

Il nome Corte dell’Astra sembra richiamare un posto non riservato a pochi, ma aperto anche a chi non frequenta la parrocchia.

Anzi, qui viene più gente che non frequenta la parrocchia. Noi siamo collegati al teatro Astra, che da 35 anni ospita nomi di carattere nazionale. Qui vengono persone che sono interessate al teatro e alla cultura, non interessa il dove.

Quindi, oltre ad avere nomi noti, date la possibilità ai giovani di esprimersi tramite il teatro?

Assolutamente sì! Noi prendiamo la parte del diletto che è la nostra scuola e la parte professionale che è la rassegna teatrale. Nell’ottica del crescere l’obiettivo è quello di diventare un centro di produzione teatrale e di dare a un regista esterno la possibilità di fare una produzione con gli attori della scuola per poi essere portata in giro. Per crescere e migliorare.

Qual è il vostro motto?

Il teatro è di tutti.


Qual è la cosa per te più importante di questa esperienza?

La cosa più importante ha a che fare con l’essenza più intima: far sentire bene le persone; far sentire che sono immerse nella bellezza. Non nella bellezza effimera, non nella bellezza patinata, ma quella profonda della relazione. Se tu riesci a far sentire amate le persone, non credo che ci sia cosa più bella da fare. Tutto quello che facciamo è votato alla bellezza per gli altri.

Marco, dopo aver risposto a tutte queste domande, mi ha raccontato che tutti coloro che partecipano alla sua scuola (bambini, ragazzi e adulti) gli danno molta soddisfazione, nonostante la fatica. Per quanto riguarda la Corte mi dice che sono attenti al rispetto ambientale: dai bicchieri alle attrezzature di scena. Poi mi ha detto che sono state le persone a fargli capire il tipo di teatro che voleva fare e che se lui è riuscito a fare quello che sta facendo lo deve ai suoi genitori che lo hanno assecondato nelle sue scelte. La conversazione ritorna su quello che per lui è la cosa più importante in questo mestiere, le persone: “abbi sempre rispetto di tutti, perché non sai la persona che hai davanti che lotta sta facendo”. Una frase che mi trova molto d’accordo. Infine, prima di lasciarmi mi dice: “se tu tratti male il pubblico, il pubblico non torna; ma se tu lo tratti bene, questo torna”.

Quando finisco l’intervista fuori la pioggia si è fatta più intensa e il cielo si sta facendo sempre più scuro. Prima di andare mi volto verso la Corte e penso che questa iniziativa è una luce di speranza dopo la tempesta che abbiamo attraversato negli ultimi periodi. In fondo dopo il buio torna sempre le luce e il teatro è uno degli strumenti migliori per ricominciare a illuminare la nostra vita.

Michele Tonin per progetto I.L.I.E.

Foto gentilmente concesse da Altri posti in Piedi