Turismo di prossimità, questa è la nuova via del mondo dei viaggi e del divertimento. Significa che quest’estate, a causa della pandemia in corso, molte persone anziché scegliere di fare viaggi in luoghi lontani, opteranno per città e paesi della provincia italiana vicini alla propria abitazione. Di fatto si tornerà alla classica escursione in macchina o in treno che si facevano negli anni del boom economico o quelli immediatamente successivi, della durata di pochi giorni.

Sarà l’anno in cui le città d’arte torneranno protagoniste, proponendosi in un modo nuovo, focalizzando l’attenzione su un tipo di turismo più responsabile. Basti vedere Venezia, da città che rischiava di morire per i troppi turisti e i pochi abitanti, a città che rischia di morire senza i soldi che il movimento turistico porta con sé. Il caso della città veneta è emblematico perché si è scoperto che nei mesi in cui è stato imposto l’isolamento domiciliare i canali sono diventati limpidi, i pesci sono tornati a scorrazzare indisturbati e l’aria è migliorata. Ciò ha portato molti a pensare che si dovrà rivedere – non solo a Venezia – il rapporto tra le città e i flussi turistici, ma anche la possibilità di realizzare un turismo più sano, rispettoso dell’ecoosistema di ogni città.

Nel corso di questa strana estate 2020 scopriremo un rapporto più stretto con il territorio e siamo pronti a scommettere che sia il cicloturismo sia il turismo di cammino faranno un ulteriore balzo in avanti. Secondo il primo rapporto sul cicloturismo, realizzato da ISNART-Unioncamere e Legambiente del 2019, nel quale si analizzano i dati del 2018, si afferma che “le presenze cicloturistiche rilevate […] ammontano a 77,6 milioni, pari all’8,4% dell’intero movimento turistico in Italia […] cioè oltre 6 milioni di persone che hanno trascorso una o più notti di vacanza utilizzando la bicicletta. Le presenze dei cicloturisti […] sono aumentate del 41% nel quinquennio 2013 / 2018.” Tutto questo in un Paese dove la rete di infrastrutture adatte al mondo delle due ruote è ancora molto arretrato rispetto ad altre parti del mondo.

Il turismo legato al cammino è naturalmente lento e ha il pregio di entrare in contatto con le realtà attraversate. Grazie a questa tipologia di esperienza turistica si sono riattivate vecchie strade abbandonate, riscoperti sentieri dimenticati e i borghi antichi, in via di spopolamento, hanno ripreso a rifiorire. Questa tipologia di viaggio nel 2018 ha fatto muovere circa 32.000 persone e di conseguenza ha dato una spinta all’economia che ruota intorno ai piccoli alberghi, agriturismi, istituti religiosi e bed and breakfast. Di Cammini in Italia ormai ne esistono parecchi (quello della Via Francigena è il più famoso) ed è certo che nei prossimi anni arriveranno molti altri da percorrere.

Andare in bici o a piedi non fa solo bene alla salute, ma genera posti di lavoro, favorisce l’ambiente, aiuta il mantenimento di aree verdi e permette la rivalorizzazione di insediamenti che altrimenti rischierebbero di scomparire.

Un altro settore che avrà bisogno di rilancio sarà il turismo balneare, ma sarà penalizzato dalla miriade di regole igienico-sanitarie, giustamente imposte per evitare il contagio. Le spiagge saranno il luogo in cui sarà davvero difficile limitare la socialità, specialmente tra i bambini o tra i ragazzi. Le vacanze al mare sono da sempre sinonimo di convivialità, di incontro e sarà difficile, davvero difficile, vivere una vacanza in pieno relax. Come ha scritto ironicamente su Twitter Genio78 (@Zziagenio78): “Quest’estate, dopo esser andato al mare rispettando tutte le norme, avrò bisogno di una vacanza.” Sinceramente difficile dargli torto. In questo caso i gestori delle spiagge stanno mettendo tutta la loro passione, tutto il loro impegno e il loro genio per cercare di offrire ai vacanzieri un soggiorno sicuro e meno stressante possibile. Sarà davvero un’esperienza indimenticabile. Per tutti.

L’estate 2020 ci regalerà la possibilità di porre le basi per progettare quella nuova socialità di cui abbiamo bisogno. Forse da qui rinasceremo davvero con una maggiore attenzione all’ambiente, all’uomo e al suo bisogno innato di stare insieme ai suoi simili. Da questa nuova fase nasceranno nuovi bisogni che magari genereranno nuovi posti di lavoro. Chissà che non sia l’occasione per ristabilire un nuovo e più giusto rapporto tra noi e ciò che ci circonda.

Testo di Michele Tonin per progetto I.L.I.E.
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