La storia che sto per narrarvi ha dell’incredibile. Tutto ebbe inizio una sera di maggio a casa di amici, dopo cena io ebbi la straordinaria idea di andare in Croazia per festeggiare il compleanno mio e del padrone di casa che casualmente cadono lo stesso giorno. L’idea era di affrontare una settimana in moto.
Finalmente iniziammo i preparativi delle moto (olio, acqua, attrezzi e quant’altro per affrontare ogni evenienza… mai pensiero fu più azzeccato… tanto più che di quegli attrezzi non ci servì assolutamente niente).
Mercoledì 20 luglio preparazione delle moto e fin qui tutto a posto, alla sera cena leggera e a letto presto.
Ore 5.30 a.m. più intronati che mai ci alzammo con la speranza di svegliarci mezz’ora dopo e grazie a Dio riuscimmo piano piano e con l’ausilio di 100cl di caffeina ad iniziare a mettere “in moto” il cervello.
Ore 6.30 partenza dalla ridente frazione di Costeggiola in quel del paese di Negrar (Vr), sulle strade non c’era un’anima viva se non spazzini e prostitute e due impavidi centauri uno dei quali zavorrato di fidanzata al seguito (praticamente la morosa del mio amico aggrappata a mo’ di koala…100cl di caffeina a lei non erano bastati…).

Entrammo sull’autostrada A1 direzione Venezia, passata l’uscita di Montebello (VI), esattamente 5 km dopo, sento il “culo” della moto che ondeggia a destra e a manca, al che il mio primo pensiero fu quello di svariate raffiche di vento vista l’ora immonda, ma dopo la quinta “raffica” un pensiero balenò nella mia mente… vuoi vedere che ho forato?!?!? Accostammo in una piazzola di sosta e ci accorgemmo che la mia idea non era del tutto corretta, perché non avevo bucato! Ma il copertone era proprio squarciato!

“Fortuna“ vuole (termine molto forte visto il proseguo del viaggio) che con noi viaggiasse in macchina il nostro assicuratore, quindi presi il mio fidato cellulare e composi il numero: Lui: ”Pvonto!!!” io: “Ho forato!” Lui: “Nooooo, ma stai schevzando?” Io: “No, ma se vuoi ti dico che la gomma è giù di morale…” Lui: “Ah! Pensavo che mi stessi pvendendo in givo” Io: “Và che è vero!!! Mi daresti il numero del carro attrezzi?” Lui: “Io il numevo te lo do, ma non ti ho insevito in polizza questa clausola!?!?” Io: “xx*!?x*” gli sproloqui erano molti di più.

Dopo ben 45 minuti di attesa al bordo dell’autostrada (potete immaginare, l’odore di gas di scarico, il caldo il nervoso e qui mi fermo…xx*!?x*) arrivò il carro attrezzi, che ci accompagnò alla prima officina dove ci dissero che non avevano gli attrezzi per smontare la ruota. Nel mentre la moto veniva scaricata e quindi avremmo dovuto procedere a riposizionarla sul carro attrezzi per poter recarci ad un’altra officina.

Giunti all’altra officina prima di scaricare la moto ci accertammo che l’operazione di sostituzione della ruota potesse avvenire senza ulteriori problemi… detto tra di noi la speranza iniziava ad abbandonarmi!!!! Purtroppo non potevo fare altro che rimanere in balia di meccanici ed “esperti”.
Il meccanico avanzò verso di noi con aria spavalda e degno di una delle migliori scene del film Robocop disse: “abbiamo la tecnologia per ricostruirla”. Il mio cuore ebbe un sussulto di gioia, ma ahimè per la serie che le sfighe non viaggiano mai da sole, non avevano la gomma in casa, mi dissero che potevano averla per il giorno dopo. Un buffo omuncolo spuntò fuori da dietro un’auto in riparazione e rivolgendosi al titolare disse: “la gomma c’è nell’altra officina”, al che chiesi informazioni sulla tempistica e lui di tutto tono mi rispose che tra andare e tornare ci voleva un’oretta, più mezz’oretta di tempo per la sostituzione.
Al che risposi: ”Perfetto, procediamo”.
Ma torniamo dall’autista del carro attrezzi che nel frattempo aveva scaricato la moto e con un sogghigno oserei dire quasi malefico mi presentò la fattura (buongiorno, sono la fattura, piacere il pagante).
La fattura ammontava ad € 101,00 …*xx*!^?:;ç…con calma oserei dire quasi serafica, la mano scivolò verso la tasca posteriore dei pantaloni in cerca del portafoglio, quasi speranzoso di non dover dire: “’ho lasciato a casa o l’ho perso” in quanto visto l’andazzo delle cose avrebbe potuto essere la ciliegina sulla torta…. magari lo fosse stata visto quello che da li a poco mi sarebbe ancora accaduto.
Subito dopo mi presentarono un’altra ragazza (opsss!!!! Volevo dire fattura, purtroppo sigh! sigh!) a differenza dell’altra, quest’ultima ammontava ad € 160,00, a quel punto nella mia testa si materializzò l’immagine delle banconote che a mo’ di gabbiano svolazzavano via andando incontro all’ignoto.
Ore 11.30 finalmente ripartimmo.
Tutto procedette liscio fino alla frontiera Slovena, abbandonammo l’autostrada in Italia e per non pagare la vignetta utilizzata all’estero per le strade a pagamento, il mio amico che era dotato di Navigatore Satellitare (che gli era stato regalato per il suo compleanno e per il quale anche io avevo partecipato alla spesa *°çé?^ç°^Pç°§…) decise di affrontare la strada normale, quindi mi adeguai e lo seguii, risultato: ci perdemmo letteralmente in Slovenia, come volevasi dimostrare.

Neanche il tempo di rilassarci 5 minuti e altri 100cl di caffeina che subito ci rimettemmo al lavoro per montare il “campo base”.

Dopo circa un’ora e svariate stradine riuscimmo a trovare la via maestra per arrivare in CROAZIA.
Finalmente giungemmo alla tanto agoniata meta e ci trovammo all’entrata del camping.
Lasciammo incustoditi per 30 secondi le moto e mi fu sottratto (con maestria che neanche l’uomo invisibile avrebbe potuto fare meglio) il telepass, gentilmente prestatomi da un amico.
Una volta evase le pratiche burocratiche relative alla registrazione (ore 16.30) entrammo trionfanti (neanche fosse la marcia trionfale dell’Aida) nel campeggio.

Nell’ordine: l’amico assicuratore era già spiaggiato tipo capodoglio arenato sulla riva, tenda del mio amico montata alla perfezione senza problemi. Ora toccava al sottoscritto.
Con un movimento rapido e maestoso degno del migliore dei ninja anche la mia tenda fu subito issata, ma… ahimè!!!! per il detto che la sfiga ci vede benissimo dopo una frazione di secondo udii un rumore funesto simile ad un “CRACK!!!” e vidi la mia tenda afflosciarsi come un sufflè al quale viene aperto lo sportello del forno nel mezzo della cottura.
Con corde e tiranti cercammo di rimediare all’accaduto. Dopo circa mezz’ora riuscimmo in qualche modo a sistemare il danno, almeno in parte.
A quel punto decisi di comunicare al mio amico (quello del telepass) tutta la mia disavventura fin qui accadutami e gli scrissi concludendo il messaggio con la frase “avrei fatto meglio a rimanere seduto su una sedia senza muovermi, visto che quando mi muovo in questo periodo faccio danni”.
La risposta del mio amico fu: “*è°_:ç°è**è°çééxx*+….. farò denuncia di smarrimento, divertiti”.
Arrivò così il tanto atteso momento della sospirata doccia, mi accinsi ad andare verso le docce quando il mio amico assicuratore mi disse: ”Pev fave la doccia occovve il gettone”, io con aria sbalordita risposi:”MA IN UN CAMPEGGIO A 4 STELLE CI VUOLE PURE IL GETTONE PER LA DOCCIA?!?!?!?!?” lui in tutta risposta mi disse:”Puvtvoppo Si”.
Presi il gettone ed iniziai a lavarmi, dopo circa 1 muto e mezzo, ancora tutto insaponato, ebbi la sensazione di essere infilzato da mille coltelli di ghiaccio. ERA FINITA L’ACQUA CALDAAAAA!!!!! Essendo sprovvisto di un altro gettone finii di lavarmi con l’acqua gelida. La parte sporgente del mio corpo si ritrasse modello metro retrattile in un istante, mi misi l’accappatoio e mi vestii per la cena dove stranamente tutto filò liscio.
Dopo la classica passeggiatina digestiva sul mare, andai a coricarmi e, vista la giornatina, non feci fatica ad addormentarmi nonostante il materasso su cui dormivo era talmente alto da terra, che il mio naso si trovava a circa 15 cm dal telo della tenda, che nel frattempo era ceduto in corrispondenza della rottura avvenuta in fase di montaggio e sistemata in qualche modo.
PLIC PLIC PLIC era il classico rumore che preannunciava pioggia. Avvisai subito il mio amico che “dormiva” nella tenda affianco alla mia, e lui rispose che sarebbe durata al massimo 5 minuti e poi sarebbe passata. Durante i 5 minuti successivi la pioggia diventò un vero e proprio fortunale con tanto di lampi, fulmini e raffiche di vento e siccome come dice il detto “La vita è come una tempesta ma prenderlo nel c…o è un lampo!!!” La tenda iniziò ad imbarcare acqua come il Titanic… al che nuovamente mi rivolsi al mio amico dicendo “ mi si sta allagando tutta la tenda” e lui mi disse “aspetta altri 5 minuti” ed io pensai… chissà cosa starà facendo?!?!!? Mah!!!.
Dopo altri cinque minuti mi rivolsi nuovamente al mio amico dicendo:” GLU GLU, GLU GLU guarda che sto bevendo. Dopo l’ennesima mia richiesta d’aiuto, mi ospitarono nella loro tenda per la notte, che a questo punto era composta da: LEI, LUI e L’ALTRO, praticamente 3 cuori e una capanna.
La mattina seguente – 22 luglio – dopo una notte infernale mi recai a verificare le condizioni della tenda e della roba all’interno di essa. Tutto era bagnato fradicio, ma l’attenzione andò al materasso che letteralmente galleggiava sull’acqua rimasta all’interno. Con l’aiuto dei miei amici estraemmo il tutto e lo mettemmo ad asciugare.
Alle ore 16.00 circa decisi di partire per il rientro in patria anticipatamente, in quanto era impossibile proseguire per altri 4 giorni la vacanza in quelle condizioni, ben sapendo che avrei dovuto affrontare il viaggio di ritorno da solo.
Vedete cari amici, io ho più o meno capito come funziona la sfiga, secondo me è così: prendete un barile di dimensioni cospicue, riempitelo di jella e quella deve essere diluita durante tutto l’arco dell’anno, ma può accadere che passi di li un mal capitato e involontariamente sbatta contro il barile rovesciandolo tutto in soli 2 giorni.
PS: Se becco il mal capitato lo faccio nero.
PPS: il giorno in cui sono partito per rientrare era il giorno del mio compleanno!!

Testo e foto di Bruno Clemente per progetto I.L.I.E.