Quando l’Hellas Verona vinse, nel 1985, il suo primo campionato italiano di calcio, lo stadio dedicato a Macarcantonio Bentegodi aveva solo due anelli ed era sprovvisto della copertura degli spalti. Dall’alto, all’epoca, sembrava quasi una riproduzione moderna dell’Arena, l’anfiteatro romano simbolo, orgoglio e vanto della città scaligera. Inaugurato nel 1963, alla fine degli anni ’80 era stato scelto per ospitare alcune partite del campionato mondiale di calcio “Italia ’90”.

Per poter permettersi di affacciarsi sulla ribalta internazionale, il Bentegodi aveva bisogno di rifarsi un po’ il look. Venne aggiunto un anello e venne posta la copertura, al fine di salvaguardare gli spettatori dalla pioggia. Qui si svolsero alcune delle partite del gruppo E, di cui facevano parte le nazionali di Belgio, Corea del Sud, Spagna e Uruguay. Le partite di quel girone si svolsero sia a Verona sia a Udine. Ma allo stadio della città di Giulietta e Romeo, toccò anche l’onore di ospitare un ottavo di finale importante: Spagna – Jugoslavia, che per la cronaca pose fine ai sogni spagnoli di poter proseguire il torneo.

Verona, negli anni precedenti, si era preparata con impegno e lavorò molto per poter presentarsi nel miglior modo possibile al mondo, anche in vista di un prevedibile ritorno di immagine. Di quei lavori ricordo bene quando vennero realizzati i sottopassi per le auto all’altezza della stazione ferroviaria di Porta Nuova. Se la memoria non mi inganna i lavori di costruzione furono sospesi a pochi mesi dall’inizio dei mondiali perché vennero ritrovati dei reperti di epoca romana, cosa non difficile da prevedere, in quanto qualsiasi veronese sa che la città, avendo avuto un importante passato è doppia: sopra la città caotica e moderna, poco più sotto lo strato superficiale di terra i resti della sua storia antica. Sembra che questa “dimenticanza”, riguardante il passato della città, colpisca tutti coloro i quali si accingono a progettare e a realizzare opere pubbliche. Purtroppo ciò accade non solo a Verona, ma in tutta Italia.

A parte questo fatto, la città scaligera si preparò al grande evento con il suo abito migliore, cercando di farsi trovare pronta: erano attesi, secondo il quotidiano “L’Arena”, circa 12 mila tifosi belgi, sui quali era importante puntare, per promuovere turisticamente la città, così come era importante puntare sugli spagnoli e sul mercato coreano.

Tra l’altro non è dato sapere quanti di quei 6000 tifosi-turisti tedeschi e quanti dei circa dodici mila olandesi, attesi in Italia, abbiano poi fatto tappa nella città scaligera. Di certo possiamo immaginare che alcuni tifosi germanici siano passati dalle parti veronesi, visto che il mercato tedesco – dal punto di vista turistico – è quello tradizionalmente più legato alle zone della sponda veneta del Lago di Garda. L’occasione della prestigiosa manifestazione sportiva fu comunque una vetrina importante che permise alla provincia veneta di farsi conoscere e far conoscere anche i suoi prodotti tipici, oltre la bellezza e la varietà del suo territorio.

Verona di quell’esperienza ha saputo far tesoro, tanto da riuscire poi a utilizzarla per organizzare in seguito – per ben due volte – i mondiali di ciclismo, altro evento sportivo internazionale utile per trainare e rinnovare la propria immagine turistica. Un’immagine che ancora oggi le permette di fregiarsi di essere la quinta città italiana per numero di presenze turistiche¹.

Fonti: ¹ da: “Il turismo a Verona – Rapporto 2019”, curato e pubblicato dalla Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Verona.

Testo e foto di: Michele Tonin

Foto di copertina: una fotografia recente di Verona, scattata durante un recente evento sportivo.