Trent’anni fa iniziava l’avventura italiana dei mondiali di calcio. Era il 1990 e sembra ieri. Quell’evento non fu solo sportivo, ma anche sociale che coinvolse non solo le dodici città che ospitarono le partite, ma l’intera nazione. Ancora oggi di quell’estate rimane – in chi la visse – un ricordo indelebile perché segnò la fine di quell’Italia che era sorta nel boom economico e che si era poi ubriacata di ricchezza negli anni ’80 e che negli anni ’90 voleva già guardare al 2000 con fiducia, fantasia e speranza. Sapevamo che il cammino verso il terzo millennio non sarebbe stato semplice, ma nell’aria si respirava ottimismo.

Quel Mondiale passò alla storia perché segnò una serie di ultime volte: fu, infatti, l’ultima partecipazione della squadra dell’Unione Sovietica; l’ultima volta sia della Jugoslavia sia della nazionale cecoslovacca e fu l’ultima volta anche della squadra della Repubblica Federale di Germania (o Germania Ovest). Nel 1989, infatti, il forte vento della Storia aveva abbattuto il Muro di Berlino e aveva dato il via a un effetto domino che in poco meno di due anni avrebbe travolto l’est europeo. Le due Germanie furono le prime a essere travolte, tanto che già si guardava a una storica quanto frettolosa riunificazione che sarebbe poi avvenuta il 3 ottobre di quell’anno.

Per noi italiani quel mondiale divenne famoso per le notti magiche che seppero ispirare, per gli occhi sbarrati di Totò Schillaci, le prodezze di Roberto Baggio e la canzone, diventata un’icona di quell’anno, dal titolo emblematico: “Un’estate italiana”, cantata da Gianna Nannini e Edoardo Bennato. Ancora oggi quella musica e quelle parole riescono a scaldare i cuori di chi visse quei giorni, anche quelli di chi appassionato di calcio non era e non è.

Quell’8 giugno ci apprestavamo a iniziare a vivere non un sogno, ma una vera e propria avventura che nessuno avrebbe mai immaginato potesse diventare un evento che avrebbe segnato una generazione e fatto sognare le successive.

Per questo oggi siamo qui a iniziare un viaggio che ci porterà a rivivere non solo le emozioni calcistiche, ma anche quelle che più in generale coinvolsero le nostre città e che si sentivano nell’aria. Sarà un viaggio particolare e in un qualche modo sperimentale.

Testo di Michele Tonin
Foto: per gentile concessione di MadSite srls (www.madsite.eu)