Capita sempre più spesso di leggere sui giornali notizie provenienti dallo Spazio: la scoperta di nuovi pianeti, forse adatti alla vita e che si trovano al di fuori del nostro sistema solare; asteroidi che passano vicino alla Terra, ma a distanza di sicurezza. Poi l’astronauta italiano Paolo Nespoli che a 60 anni è tornato sulla Stazione Spaziale Internazionale ed infine si leggono pressoché cicliche le notizie sulla futura missione spaziale su Marte, con il rilascio alla stampa, da parte della NASA, delle tappe che porteranno l’uomo sul pianeta rosso. Ma perché tutte queste notizie vengono sempre più spesso messe in evidenza dai mezzi di informazione, ottenendo non solo una vasta eco, ma anche un vasto seguito di pubblico?
Il motivo è da ricercare nel fatto che all’uomo da sempre piace pensare di non essere solo nell’universo. Per di più, l’essere umano negli ultimi decenni, visti i numerosi problemi di carattere ambientale e la sempre più ridotta disponibilità dei combustibili fossili e di materiali utili per la realizzazione di beni e servizi, sta cercando altri luoghi, oltre l’atmosfera terrestre, non solo da sfruttare, ma anche adatti alla vita.
La Luna e Marte rimangono, al momento, i due luoghi extraterrestri dove l’uomo potrebbe andare. La possibilità che ciò avvenga è sempre più concreta, in modo particolare per la realizzazione di una missione volta ad esplorare o a colonizzare il pianeta rosso. Quando? Probabilmente verso il 2035 / 2037. In questi anni sono in corso studi e ricerche volti a trovare il carburante adatto al viaggio, soluzioni tecnologiche per rendere più veloci le comunicazioni, preparare i potenziali equipaggi. Sapere però se sarà una missione di esplorazione o una più complessa colonizzazione non dipenderà solo dai costi, ma da ciò che si vuole fare davvero. Cioè se vogliamo che il pianeta rosso diventi una “Terra” di riserva, di studio o un luogo da sfruttare economicamente.
Se si deciderà di colonizzare Marte, si dovrà mettere in conto il fatto che più persone si manderanno lassù, più probabilità vi saranno che la colonia marziana si organizzi e ad un certo punto decida di staccarsi dalla madre Terra e voglia diventare autonoma. Quindi è bene pensare già molto prima di spedirvi degli uomini come ciò possa accadere e fare in modo che tale evento avvenga – se dovrà accadere – senza dispendiosi e tragici contenziosi. La storia delle tredici colonie americane staccatesi dalla madre patria inglese è lì a ricordarci che la voglia di autonomia non è una cosa poi così remota. Certo, ci vorranno molti anni prima che ciò accada, ma è bene prevenire in tempo cose molto spiacevoli e fare in modo che non si ripetano certi incidenti della Storia.
D’altro canto, se guardiamo da un lato puramente culturale ed evolutivo, la cosa non può essere che estremamente favorevole. Anzitutto, la ricerca di nuove fonti di energia, la ricerca di nuove tecnologie potrà avere una ricaduta anche sulla nostra quotidianità; poi concedere ai futuri “marziani” una certa autonomia, darà loro la possibilità di creare, nel tempo, una nuova cultura e generare nuove idee e lo scambio – non solo commerciale, ma anche culturale – con la Terra, potrebbe dare vita ad un nuovo “rinascimento”.
Creare una nuova comunità, un nuovo sistema di leggi, porterà gli uomini ad essere costretti ad ingegnarsi per trovare un modello di vita migliore – si spera – rispetto a quello qui da noi esistente e sarà qualcosa di estremamente complesso che richiederà parecchio tempo, ma che permetterà all’umanità di scrivere una nuova e affascinante pagina della propria storia evolutiva.
Pensare oggi a queste nuove possibilità e a ciò che potrebbe davvero accadere in un futuro prossimo, magari per noi distante, forse è fuori dalla portata della nostra mente, ma – ammettiamolo – è davvero affascinante provare ad immaginare la prossima nuova tappa dell’umanità che si svilupperà tra la Terra e Marte.