C’è amore più grande di quello di una madre? No, perché ciò che può arrivare a fare, con semplicità, senza lamentarsi, ritenendo normale il dono di sé, in realtà ha dell’incredibile. Alcune mamme sono veri super-eroi! Non sembra anche a voi?

Claudia ha atteso il suo bambino trascorrendo i nove mesi quasi interamente a letto. Infatti, dopo il periodo delle classiche nausee, ha avuto una forte emorragia e i medici l’hanno informata del parziale distacco della placenta, per il quale rischiava l’aborto. Le è stato proibito non solo di occuparsi delle faccende domestiche, ma addirittura di alzarsi dal letto. Per Claudia, una giovane donna molto attiva e sempre in movimento, non è stato facile rinunciare al lavoro, alle occupazioni casalinghe, alle passeggiate all’aria aperta, persino alle visite degli amici (non potendo alzarsi per aprire loro la porta di casa). Soprattutto in quei lunghi, noiosissimi, preoccupanti mesi Claudia ha sofferto perché non poteva servire amorevolmente il marito come aveva sempre fatto; anzi, aveva bisogno del suo aiuto per le faccende, per il pranzo, per la cura di sé, ecc. Eppure ha sopportato tutto. Con pazienza e con umiltà. Perché non voleva assolutamente perdere il suo bambino. Nove mesi di ansia, di paura, di tedio, nove mesi aliena dagli altri e dal suo sé per poter dare alla luce quell’angioletto tanto desiderato che ora è la sua grande gioia.

Vittoria, invece, ha vissuto una gravidanza tranquilla e serena, ha potuto proseguire le sue attività lavorative per tutta la gestazione. Ma sono sorti dei problemi quando si è avvicinato il momento del parto. La piccola non ne voleva sapere di uscire dalla pancia della mamma. Scaduti i normali termini di attesa, Vittoria è stata sottoposta a cura farmacologica che avrebbe dovuto indurle le doglie. Iniezioni e ricoveri vari, inutilmente. All’ennesimo controllo in ospedale, i medici si accorgono che la bambina manifesta sofferenza cardiaca. Non ce la fa più. Vittoria è portata all’istante in sala operatoria, dove gli specialisti faticano a spiegarle la situazione. Lei è colta dal panico, dal terrore di perdere la sua creatura. Non pensa a se stessa, al rischio che sta correndo anche lei, al dolore. Pensa solo alla sua bambina, desiderando di vederla al più presto, viva. Per fortuna l’operazione va a buon fine. A detta dei medici è quasi un miracolo, vista la gravità della situazione. Finalmente Vittoria può tenere sul cuore la sua paffuta, calda, dolce, stremata creatura.

E che dire di Rosanna? La sua storia è iniziata qualche anno fa, quando ancora non esistevano le ecografie, quando non si facevano tutti i controlli oggi consigliati prima del parto. Rosanna ha atteso amorevolmente il suo terzo figlio per nove mesi, accarezzandolo nel suo grembo e cullando nella mente sogni, aspirazioni e desideri per il suo futuro. Che delusione per lei, quando ha stretto tra le braccia il suo fagottino rendendosi conto che era affetto dalla Sindrome di Down! Il piccolo era destinato a un’esistenza difficile: alla lotta per l’integrazione. Negli anni successivi Rosanna ha portato in cuore la sua tristezza e la sua rabbia, cercando nello stesso tempo di nascondere tali sentimenti e di mostrarsi sempre serena, non perché volesse evitare il giudizio o la compassione degli altri, ma per il suo angioletto. Di nascosto piangeva le sue lacrime amare, ma non voleva aumentare la sofferenza del figlio, facendogli avvertire che anche lei si affliggeva allo stesso modo. Quindi, con lui manifestava sempre la sua parte di indole allegra, forte, battagliera contro le discriminazioni, speranzosa nel pieno inserimento in società. La lotta ha sortito i suoi frutti, perché il figlio, oggi cresciuto, può vivere una vita piena, dignitosa, serena, circondato dall’affetto di parenti e numerosi amici.

Si può amare più di così?
Ho riportato solo alcuni esempi di amore materno, scegliendo di raccontare storie piuttosto difficili (ma con situazioni meno gravi di tante altre). Tutto ciò per affermare che la mamma è sempre la mamma.

L’amore di una madre ha la forza straordinaria, selvaggia e prorompente di un fiume in piena. È la forma d’amore più grande e meravigliosa.

Elena Salgari per progetto I.L.I.E.