– Prima parte –
Ogni anno nel nostro Paese si ripete una magia, un viaggio particolare che ci permette di scoprire o riscoprire gli innumerevoli tesori nascosti o dimenticati. Questo viaggio eccezionale che si rinnova di anno in anno è il Giro d’Italia, la competizione ciclistica più amata che attraversa lo Stivale, facendoci non solo emozionare per le imprese dei corridori, ma facendoci anche conoscere luoghi spesso sconosciuti, ma ricchi di preziosi tesori naturali, architettonici e artistici. La corsa rosa ci regala queste particolarità sin da quando la radio prima e la televisione poi hanno iniziato a documentare le tappe.
Quest’anno la carovana del Giro ha fatto la sua ultima tappa a Verona, con il magico arrivo all’interno dell’Arena, l’anfiteatro romano famoso nel mondo per il festival annuale dell’opera lirica.
Non è la prima volta che la città scaligera diventa lo scenario di una gara ciclistica. Per ben due volte, su questo sito, abbiamo raccontato dell’evento sportivo sulle strade atesine. Il percorso di quest’anno era del tutto simile a quello del 2019 e ricordava quello delle due edizioni del campionato del mondo di ciclismo svoltosi nel 1999 e nel 2004, anche se il tracciato del mondiale veniva percorso in senso inverso.
Lungo il tracciato della cronometro, che ha chiuso questa 105° edizione, i corridori hanno trovato due ponti sulla loro strada: ponte Aleardo Aleardi e ponte della Vittoria che hanno il pregio di raccontare a tutti noi un altro pezzo importante della storia di questa città.
Prima di parlare dei ponti, vorremmo porre alla vostra attenzione una piccola cosa curiosa: visto dall’alto il circuito ciclistico ideato per questa gara, assomiglia alla silhouette del lago di Garda, forse è solo una suggestione, ma è simpatico pensare a questa particolare somiglianza.
I ciclisti, partiti a distanza di tempo l’uno dall’altro, sotto un cielo grigio e un vento freddo, hanno lasciato la fiera, zona di partenza e hanno svoltato lungo viale Piave per poi proseguire verso il primo ponte che il tragitto ha posto loro di attraversare: ponte Aleardi che fu inaugurato nel 1879 per permettere di raggiungere, in modo agevole, il cimitero Monumentale che esisteva già da cinquant’anni. L’anno prima era venuto a mancare Aleardo Aleardi, poeta, patriota e politico risorgimentale. Il Comune scaligero desiderava ricordare una figura così importante e decise di intitolare il nuovo ponte in ferro proprio con il nome del politico scomparso. Tre anni più tardi il manufatto crollò sotto le furenti acque dell’Adige. Fu immediatamente ricostruito in ferro, ma più largo rispetto al precedente. Per accedervi però bisognava pagare un pedaggio all’impresa costruttrice.
A causa del frequente utilizzo per il trasporto delle truppe e degli armamenti, nel corso del primo conflitto mondiale, la strutture fu sottoposta a pesanti stress e per questo motivo fu necessaria la messa in sicurezza del ponte. Così, nel 1937, il Comune decise di sostituirlo con una struttura in cemento armato. I lavori iniziarono nel 1939 e proseguirono sino al 1942, quando per motivi bellici furono sospesi i lavori. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, gli alleati utilizzando le parti già costruite, realizzarono un ponte militare provvisorio. Cinque anni più tardi il nuovo manufatto in cemento armato venne finalmente consegnato alla cittadinanza.
Una volta lasciato, tra ali di folla ponte Aleardi, il tracciato velocemente ha portato i ciclisti verso la salita delle Torricelle, un punto panoramico per vedere e idealmente abbracciare dall’alto la città, ma è anche il luogo dove le popolazioni autoctone fondarono il primo nucleo abitativo. Solo più tardi sarebbero arrivati i Romani che diedero forma alla Verona che sostanzialmente conosciamo oggi.
Abbandonata la collina, i corridori si sono diretti velocemente verso un altro ponte detto della Vittoria, ma per scoprirlo e per continuare il racconto della grande festa rosa lungo le rive dell’Adige, vi invitiamo a seguire la seconda parte del nostro racconto.
Testo di: Michele Tonin per progetto I.L.I.E. e Storie di Verona
Foto di copertina di: Marco Bertazzoli per progetto I.L.I.E. e Storie di Verona
Foto: fotogramma immagini RAI
Foto di: Marco Bertazzoli per progetto I.L.I.E. e Storie di Verona
Fonti bibliografiche:
P. Brugnoli, 2004, “Le strade di Verona”, Roma, Newton e Compton Editori