Durante tutto questo nostro viaggio, alla scoperta della storia dei ponti di Verona, abbiamo visto che molto spesso sono crollati, ma sono poi stati ricostruiti con tecniche sempre più nuove e sofisticate, con la speranza che possano resistere alla forza delle acque e al tempo che passa.

È un po’ quello che è successo a ponte Nuovo, un manufatto inizialmente realizzato in epoca medievale per collegare il centro cittadino alla zona dell’Isolo. Di quest’opera pare se ne abbiano notizie per la prima volta nel 1179, in un documento dell’epoca. Secondo questa fonte sembra che il manufatto fosse in legno. A seguito di una inondazione, nel 1239, Alberto della Scala lo fece ricostruire, ancora in legno e sembra fosse provvisto di una torre con un ponte levatoio.

Quasi cent’anni più tardi un incendio lo distrusse e così Mastino della Scala, nel 1336, lo fece ricostruire, stavolta in pietra. Tale opera rimarrà in piedi ben 173 anni, perché nel 1509 venne incaricato il celebre architetto Michele Sanmicheli di progettare un ponte più moderno, sempre in pietra, e che reggerà sino ai giorni tragici dell’alluvione del settembre 1882, quando le furenti acque dell’Adige lo faranno crollare.

Dopo l’alluvione venne ricostruito in ferro, secondo la moda dell’epoca e venne intitolato al re d’Italia Umberto I°, per ricordare la visita del monarca sabaudo a Verona nei giorni successivi al dramma. Quel ponte in ferro ai veronesi però non piacque, tanto che lo soprannominarono “la gabia de osei”, letteralmente “la gabbia degli uccelli”.

Nella primavera del 1887 iniziarono i lavori per la messa in sicurezza del fiume Adige, con la costruzione dei celebri muraglioni e si decise di smontare la struttura in ferro e di venderla al governo greco. Terminata la costruzione dei muraglioni, il ponte fu ricostruito in ferro, ma leggermente spostato rispetto alla sua collocazione originaria.

Verso la fine degli anni ’30 del ‘900 è la modernità a far sì che ponte Nuovo venga nuovamente abbattuto. Infatti l’incremento del traffico e l’avvento di nuovi mezzi di trasporto, impongono che si debba costruire un manufatto più adatto alle nuove esigenze viabilistiche. Così si da il via alla costruzione in cemento armato, rivestito in pietra e con parapetti sempre in pietra e ringhiere in ferro, ma la vita di questa struttura sarà breve perché nella notte tra il 24 e il 25 aprile 1945 venne fatto brillare dai tedeschi in fuga. Solo un anno più tardi tornerà a essere di nuovo accessibile, ma non più con il doppio nome di ponte Umberto / ponte Nuovo, ma con la nuova denominazione ufficiale di Ponte Nuovo del Popolo.

Nel corso del 2022 il manufatto, ormai quasi ottantenne, è stato temporaneamente chiuso sia alle auto sia ai pedoni per permettere i lavori di manutenzione e per l’adeguamento statico e sismico. Ciò significa che la città scaligera non può rinunciare a un’opera viabilistica così importante per collegare le due sponde dell’Adige e guardare al futuro.

Testo di Michele Tonin per progetto I.L.I.E e Storie di Verona
Collaborazione alle ricerche: Marco Bertazzoli di Storie di Verona
Foto di Marco Bertazzoli per progetto I.L.I.E. e Storie di Verona

Foto del ponte in ferro: dal web

BIBLIOGRAFIA:
P. Brugnoli, Le strade di Verona, Newton & Compton Editori, 1999

SITOGRAFIA:
dal web: www.turismoverona.eu
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