Nell’anno 1891 Verona stava radicalmente cambiando il proprio aspetto. La città legata sin dalla sua fondazione all’Adige, si discostava da questi con l’innalzamento di massicci argini separatori.

Sia chiaro, l’urbe ebbe sempre a che fare con le piene del fiume, ma in seguito a quella disastrosa del 1882, si decise di porre definitivamente fine alle “uscite fuori porta” dell’Athesis.

Tornando al 1891, quando Verona si presentava come un enorme cantiere a cielo aperto, i lavori di costruzione dei muraglioni scoprirono all’inizio dell’attuale lungadige Re Teodorico i resti di un cantiere molto più antico: la testata di un ponte. Svolgendo qualche attenta ricerca, l’opera venne identificata come Ponte Postumio.

Il Postumio (o “Pons Marmoreus” ossia “Ponte di Marmo”) doveva essere uno dei ponti fondamentali della città romana. Il nome stesso ci suggerisce il transito di una delle vie più importanti del nord Italia. La Postumia giungeva a Verona dall’attuale Porta Palio, seguiva Corso Cavour per poi passare attraverso Porta Borsari, arrivando infine all’altezza di Santa Anastasia dove al posto della basilica trovava l’accesso per il Ponte Postumio. Da lì, si svincolava dall’ansa fluviale e proseguiva il suo corso verso Aquileia.

La struttura trasse i suoi probabili natali durante la tarda età repubblicana (I secolo a. C.) in un momento che sembrerebbe appena posteriore a quello fondativo. Nel corso del tempo, vi furono sicuramente degli importanti rifacimenti: l’opera in marmo sostituì una primissima costruzione in legno. Diversi resti di tubature in piombo furono rinvenuti nel letto del fiume, tanto che è ormai attestata teoria secondo cui il ponte permettesse il transito anche dell’acquedotto proveniente dal laghetto Squarà di Montorio. Le fonti ci raccontano che nel VI secolo la costruzione cedette parzialmente a causa di un’importante alluvione dell’Adige. Si registra addirittura una data: 17 ottobre 589. Interessante notare che questa sembrerebbe corrispondere alla stessa mitica piena che il vescovo “moro” Zeno avrebbe fermato alle porte dell’omonima basilica. Aldilà dei racconti di tradizione popolare, questa leggenda ci segnala che quella del 589 doveva essere stata un’alluvione di eccezionali proporzioni. Il Ponte crollò definitivamente nel 1229, in seguito ad un’altra prova di forza del fiume.

Sebbene nel 1662 alcuni resti fossero stati recuperati per la riparazione del campanile di Santa Anastasia, il Postumio divenne una sorta di “ricercato speciale”. Prima del 1891 infatti, molti studiosi si posero il quesito dell’ubicazione del ponte scomparso anche in base ad alcune fonti storiche ben precise. Tra le altre, l’Iconografia Rateriana.

La più famosa rappresentazione di Verona è datata alla prima metà del X secolo. Nonostante l’originale sia andata perduta, ci rimane la dettagliata rappresentazione che Scipione Maffei fece eseguire al momento della sua scoperta. Hanno grande rilievo l’Arena, le mura cittadine, il Teatro Romano ma anche l’Adige, il cui transito è “interrotto”, per così dire, da un ponte che riporta pure un titulo: “Pons Marmoreus”. Ad oggi si è convinti che quello rappresentato sia a tutti gli effetti il Postumio, e non Ponte Pietra. Il primo godeva di un’importanza già consolidata da secoli rispetto al secondo, e la struttura è rappresentata alla sinistra del teatro, e non a destra. Per un’ulteriore conferma di questa ipotesi interviene pure la lingua latina, la quale attribuirebbe a Ponte Pietra il nome di “Pons Lapideus”, e al Postumio quello appunto di “Pons Marmoreus”.

Ad oggi, nulla rimane della famigerata opera romana, se non una serie di cumuli marmorei ancora visibili durante le secche del fiume. Un’epigrafe commemorativa è stata posta in prossimità del luogo dove venne rinvenuta la testata del ponte.

Testo di: Matteo Lonardi per Progetto Ilie e @Storie_di_Verona
Foto di: Marco Bertazzoli per Progetto Ilie e @Storie_di_Verona

Bibliografia
➢ G. Casarotto, 2003, “I ponti di Verona. Immagini e storia”, Vago di Lavagno (VR), La Grafica;
➢ G. Milani, 2003, “I cinquantacinque ponti di Verona”, Vago di Lavagno (VR), La Grafica;
➢ M. Patuzzo, 2015, “L’Adige. Verona e i suoi ponti”, Vago di Lavagno (VR), G. Bussinelli editore.