– Breve storia e curiosità –

Non tutti sanno che Ponte Garibaldi era noto come “Ponte dei Strachi”.
La storia di quel collegamento fluviale che congiunge il rione Carega a Borgo Trento è molto più articolata ed antica di quel che si pensi.

Già in epoca romana esisteva un ponte di piccole dimensioni che permetteva il transito della via Claudia Augusta verso Trento. Dal ‘600 all’800 è riscontrata la presenza di un battello che garantiva il passaggio da una sponda all’altra. Solo nel 1864 venne inaugurato Ponte Newille, dall’ingegnere che lo progettò. Per usufruire del nuovo collegamento in ferro a tre campate, era prevista addirittura una tassa di pedaggio. Questa venne ufficialmente abolita solo nel 1915. La storica visita di Giuseppe Garibaldi a Verona ed il suo passaggio proprio su Ponte Newille (1867) fecero sì che la struttura venne ribattezzata con il nome dell’Eroe dei Due Mondi. Era ufficialmente nato Ponte Giuseppe Garibaldi.

La disastrosa alluvione del 1882 non intaccò minimamente la costruzione, la quale resistette anche quando un mulino in balia della piena vi si schiantò fragorosamente.

Nelle prime decadi del ‘900 la popolazione riscontrò il bisogno di un nuovo ponte, più largo, che potesse agevolare il traffico cittadino. Ecco un nuovo progetto ed un nuovo cantiere. In occasione dell’inaugurazione del 1934, il Comune di Verona commissionò allo scultore Ruperto Banterle ben quattro sculture da collocare sulla nuova architettura. Vennero realizzate le figure allegoriche del Condottiero, del Nocchiero, dell’Agricoltura e della Madre. Non passò inosservata la posa distesa o seduta dei manufatti, tanto che la cittadinanza ribattezzò simpaticamente il ponte “Ponte dei Strachi” ovvero “Ponte degli stanchi”.

Con la Seconda Guerra Mondiale il ponte venne fatto brillare dai tedeschi in fuga e le statue andarono perse.
La struttura odierna venne realizzata nel 1947 imitando quella precedente, con l’eccezione delle sculture mancanti.

Pochi anni fa vennero condotte varie immersioni nell’Adige per ricercare parti delle opere al fine di ricreare delle copie da riposizionare sul ponte, tuttavia non vi furono riscontri significativi.

Nel 2020 vi fu una scoperta da parte dello stesso gruppo di cittadini formatosi per la ricerca delle sculture: nel giardino di una casa al Chievo venne ritrovata una scultura avente tutte le caratteristiche della “Madre”. L’opera si presentava acefala e senza braccio sinistro, ma con il bambino in braccio proprio come l’originale di Banterle. Resta ancora da capire se si possa trattare di una prima versione di abbozzo in pietra “galina” o di quella in marmo, più preziosa, che adornava il ponte.

Testo di: Matteo Lonardi e Marco Bertazzoli per Progetto I.L.I.E. e Storie di Verona.

 

Foto di: Matteo Lonardi per Progetto I.L.I.E. e Storie di Verona.

Bibliografia e Sitografia
– M. Cerpelloni, 2020, “Trovato in giardino uno degli ”, L’Arena;
– M. Cerpelloni, 2021, “, di marmo la Madre ritrovata”, L’Arena;
– G. Casarotto, 2003, “I ponti di Verona. Immagini e storia”, Vago di Lavagno (VR), La Grafica;
– G. Milani, 2003, “I cinquantacinque ponti di Verona”, Vago di Lavagno (VR), La Grafica;
– M. Patuzzo, 2015, “L’Adige. Verona e i suoi ponti”, Vago di Lavagno (VR), G. Bussinelli editore.